Replica alla Lettera del Ministro Profumo sull'attentato di Brindisi

Replica alla Lettera del Ministro Profumo (di Ferdinando Goglia) 
Caro Ministro e cari rappresentanti delle Istituzioni,
vi scriviamo come insegnanti, lavoratori della scuola, come genitori, anche a nome dei nostri studenti, alunni e figli, cittadini italiani di oggi e di domani, a Voi che rappresentante le Istituzioni di questo Paese. Oggi siamo stati selvaggiamente colpiti, purtroppo non per la prima volta nella nostra pur travagliata storia unitaria e repubblicana (Claudia Cernigoj riferisce che a Trieste la scuola elementare slovena di San Giovanni fu due volte oggetto di attentati, nel 1969 e nel 1974, ma anche anche San Giuliano di Puglia o la scuola Diaz di Genova ci parlano di scuola e violenza), davanti ad un edificio pubblico nel quale ci stavamo recando sicuri di essere protetti, per imparare a diventare cittadini.
Lei afferma di capire che dentro ciascuno di noi e tra i nostri studenti, alunni, figli, loro amici e compagni di classe possa nascere, assieme al dolore per la morte assurda di Melissa e per le ferite fisiche e morali delle altre sue compagne, un sentimento di sgomento per essere stati aggrediti lì dove non doveva succedere.
Lei sostiene che il nostro sgomento sia quello di tutti. Sottolinea che colpire da vigliacchi una scuola è infatti colpire l’Italia intera, perché lì si forma il suo futuro. Lei dice che dobbiamo crederLe, che sente profondamente questa responsabilità e con Lei tutto il Governo e l’Italia intera.
Lei ci assicura che Voi, che governate il nostro Paese, farete di tutto perché una cosa del genere non succeda mai più, affinché noi entrando nella nostra scuola pensiamo solo ai nostri ragazzi, ai compiti e allo studio, alle amicizie e allo sport. Lei afferma di immaginare che ci siano dentro di noi sentimenti come dolore e rabbia, ci invita a non aver paura di averli perché oggi sono naturali, ma a non cedere ad essi, a non credere di essere soli. Lei ci dice che non lo siamo.
Lei ci ricorda che noi siamo invece la parte più importante di una grande comunità sulla quale noi cittadini e i nostri ragazzi possiamo contare, a partire dai nostri colleghi insegnanti e dalle Istituzioni. Sulla forza e sulla saldezza di questa comunità che ha in noi il suo futuro potremo fare affidamento – Lei sostiene - affinché domani questi sentimenti possano lasciare il posto alla speranza e alla fiducia. Speranza che il Paese nel quale viviamo diventi sempre più a nostra misura e sempre meno ceda spazio a illegalità e violenza.
Lei sostiene anche che le Istituzioni sapranno unirsi a noi: che noi possiamo contare su di Voi. Nelle prossime ore e nei prossimi giorni - ci assicura – Lei lavorerà ad iniziative in questo senso. Ci dimostrerà – dice - che i terribili fatti di Brindisi sono un segno di debolezza e non di forza di chi li ha compiuti. Vedremo che non saremo lasciati soli. Vedremo.
Ma, illustre signor Ministro, noi finora non abbiamo visto. Queste sue parole, che apprezziamo nel loro contenuto propositivo e umano, succedono ad innumerevoli azioni che, da parte Sua e delle Istituzioni, hanno colpito la scuola in modo meno feroce ma non meno violento e senz'altro assai più efficace. Una bomba ha dilaniato i corpi di giovani cittadine innocenti, che alla scuola affidavano ogni giorno le proprie speranze, i propri affetti, il proprio impegno. Ma altre micidiali bombe si susseguono senza sosta, portandosi via un pezzo dopo l'altro la nostra scuola sotto i nostri occhi sgomenti.
C'era un tempo in cui la scuola era sinonimo di solidarietà e collaborazione. Con l'autonomia amministrativa le è stato inoculato il germe malsano della competizione, mettendo una scuola contro l'altra, nella folle gara per accaparrarsi le iscrizioni.
Con la trasformazione dei presidi in “dirigenti scolastici” il legame di fiducia e collaborazione tra lavoratori per il bene comune ha lasciato il posto alla sottomissione, alle clientele, al servilismo, alla paura, proprio il sentimento al quale Lei ora ci invita a non cedere.
La legge Brunetta ha definitivamente soppresso nelle scuole legalità e democrazia, affidando ai dirigenti il potere di attribuire sanzioni in modo monocratico, lasciando ai lavoratori l'unica possibilità di difesa nella onerosa via giudiziaria.
Sui tagli che hanno sottratto ai nostri ragazzi 100.000 insegnanti in pochi anni, un numero incalcolabile di classi, accorpato scuole in ossequio all'unica logica del risparmio e in spregio ad ogni considerazione della qualità della scuola. Noi, signor Ministro, ora lavoriamo in classi pollaio, con quegli alunni e studenti ai quali Lei dichiara tanta premura e affetto, ridotti letteralmente alla stregua di polli, accorpati in media in 25, 30 e persino più di 30 per classe. Noi invitiamo Lei, signor Ministro, a verificare concretamente quali effettive speranze offrano tali condizioni ad un futuro cittadino.
L'edilizia scolastica, signor Ministro, è un termine che ormai appartiene alla filologia più che alla politica, a meno di non declinarlo in riferimento a quei finanziamenti alla scuola privata, ipocritamente parificata, che in spregio alla Costituzione viene alimentata coi fondi già irrisori della scuola pubblica di stato, l'unica per tutti, l'unica che garantisce nei fatti e non nelle chiacchiere l'eguaglianza di opportunità per il figlio dell'operaio rispetto al figlio del professionista, l'unica che grazie al reclutamento democratico degli insegnanti è garante di qualità, libertà e pluralismo.
Il reclutamento: un altro ordigno, innescato dalle lobby clerico-affaristiche, ne minaccia mortalmente la natura democratica, spacciando per esigenze di qualità ed efficienza gli interessi clientelari delle classi dirigenti. La sperimentazione dell'abolizione delle graduatorie e della chiamata diretta degli insegnanti è l'ennesima ferita inferta alle carni vive della scuola.
Una fraudolenta subordinazione dei diritti di assistenza alle esigenze di bilancio ha privato gli alunni e studenti diversamente abili – che la scuola pubblica statale, sola in Europa, accoglie in virtù dei suoi valori fondanti – del supporto dovuto, costringendo i loro genitori ad estenuanti battaglie legali contro quelle Istituzioni che Lei ora rappresenta e che dovrebbero rappresentare i cittadini di questo Paese. E al danno s'aggiunge ora la beffa di corsi obbligatori per il personale in esubero, quasi insegnanti di sostegno ci si potesse improvvisare con la semplice richiesta coatta di iscrizione ad un corso; già, perché i malcapitati docenti in esubero sarebbero utilizzati sul sostegno prima di frequentare anche un solo giorno di corso.
Controriforme di Suoi predecessori, di ogni colore politico, hanno amputato ore di lezione e di laboratorio come fossero rami secchi, superflui e ridotto il valore formativo della valutazione scolastica e universitaria a un voto numerico assai più adatto ad un libro di partita doppia. Il linguaggio dei mercanti (debiti, crediti etc) ha stuprato, col Vostro consenso e apporto, la gratuità dell'apprendimento.
L'INVALSI, cui proprio Lei non perde occasione di esibire nei fatti assai più premura che verso di noi, è il più acerrimo nemico della buona scuola. Le sue metodiche sono truffaldine, la sua oggettività del tutto fasulla, la sua pretesa valutativa semplicemente ridicola agli occhi di chiunque di scuola sappia poco più di un fanciullo. L'INVALSI, agenzia di rating dell'OCSE, fintamente indipendente che sopprime la libertà di insegnamento, che al dialogo educativo sostituisce l'abominevole anglosassone “teaching to the test”, i cui danni incalcolabili è possibile costatare in tutti i contesti in cui è stato applicato.
Il maledetto ordigno di Brindisi ha dilaniato i corpi innocenti delle studentesse della scuola Morvillo-Falcone. Gli ordigni istituzionali dilaniano la scuola ogni giorno e in ogni luogo ove essa è presente e opera.
Nonostante questi dati di fatto, noi vogliamo credere alle Sue parole, signor Ministro, alla Sua sincerità e buona fede, al Suo amore per il Paese, per la scuola e per quanti la vivono cercando di realizzare la sua missione edificatrice di cittadinanza. Dunque confidiamo nella Sua disponibilità ad ascoltare le nostre ragioni, di lavoratori, studenti e genitori, e confidiamo nel Suo impegno ad unirsi a noi per il bene della scuola, con la speranza e fiducia di veder realizzate in atti concreti iniziative che imprimano la necessaria e radicale inversione di rotta nella politica scolastica di questo Paese.
Ferdinando Goglia

Commenti

Post popolari in questo blog

Progetto '900 al liceo "Duca degli Abruzzi" di Treviso