CLIL


A quanto pare, alla follia ministeriale del ‘nuovo che avanza’ nella scuola proprio non c’è limiteA furia di proposte indecenti spacciate per innovazione didattiche e metodologiche sono diventata più conservatrice di Margareth Thatcher e più ostinata nell’autodifesa di John Dumbar nelle praterie del Nebraska.
L’ultima novità, in ordine d’arrivo è la circolare n. 4969 dello scorso 25 luglioper intenderci quella che impone il CLIL (Content and Language Integrated Languageovveroin italianol’insegnamento in lingua straniera di una disciplina non linguistica, frutto avvelenato del riordino della scuola secondaria realizzato da Gelmini.
Tradotto in parole povereda quest’anno, per legge, nel triennio del liceo linguistico e in tutte le classi quinte degli altri istituti superiori, una qualunque materia deve essere insegnata in ingleseSe non è una materia intera, che sia almeno la metàSe proprio non si arriva alla metà che sia almeno un progetto interdisciplinare.
Da chi? Dagli insegnanti di quella materia, naturalmente, purchè dotati di adeguata certificazione linguistica e di corso di perfezionamento universitarioOppure di una buona conoscenza della lingua anche se ancora frequentanti il corso universitarioOppure con una buona conoscenza della lingua anche se non certificata, non frequentanti il corso ma con la disponibilità a farloOppure capaci di mettere insieme due parole in inglese e dotati di buona volontàMeglio ancora, se accompagnata da una certa dose di incosciente superficialità.
Formazione? ZeroInvestimenti? ZeroFondi specifici per le scuole? Zero.
I dirigenti meno allineati criticano le deprecabili modalità ministeriali ma nel contempo cercano affannosamente docenti disponibiliE giù telefonate, loro e dei loro accoliti, condite da inviti, suppliche, richieste, minacceI collegi dei docenti si trovano a inizio d’anno con questa ennesima tegola sulla testadopo la geostoriagli Invalsii Bes e chi più ne ha più ne mettae non riescono a elaborare nessuna riflessione minimamente sensata sul piano epistemologico, culturale e didattico
Perché una disciplina non linguistica in lingua straniera? E quale? E come? E con quali finalità? Entro quale orizzonte di senso? 
Nelle more, chi svicola, chi alza la mano, chi lancia sguardi interrogativi, chi si offre, chi soffre, chi si indignaMagari c’è pure qualcuno che già si vede in tasca i futuri, mirabolanti 60 euri del Renzi-merito, chissà
Bene, a breve in tutte le scuole del regno un folto drappello di docenti meritevoli – realmente capaci o non capaci, che importa, è la meritocrazia, bellezza! -insegnerà ai nostri figli una materia dell’ultimo anno in inglese.
Saranno certamente “i più adatti” e “parte della futura squadra con cui si giocherà la partita dell’istruzione”ci conforta Renzi nel rarefatto pidgin evoluzionistico e berlusconiano con cui ha stilato “La buona scuola”.
Good luck.
testo di Anna Angelucci
Associazione Nazionale “Per la Scuola della Repubblica”
15 settembre 2014

Commenti

Post popolari in questo blog

Progetto '900 al liceo "Duca degli Abruzzi" di Treviso